ATTENZIONE: Tutti i soci del PSAI hanno diritto a partecipare alla definizione del programma politico.

In preparazione dell’Assemblea Costituente, vi invitiamo a mandare i vostri spunti programmatici e le vostre riflessioni in generale sul Partito che serve all'Italia alla seguente email: redazione@ilpartitocheserveallitalia.it.  Le proposte saranno condivise sul blog, valutate e poi messe in discussione e votate dall’Assemblea stessa.

Il Blog del Partito che serve all'Italia

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Rilanciamo, dal Diario facebook di Pier Luigi Impedovo, questo interessante post, di cui non condividiamo ogni considerazione (anzi, su molte dissentiamo, a partire da un generalizzato anti-americanismo, pieno di luoghi comuni), ma che riteniamo utile come spunto di partenza per diverse riflessioni.

Di certo, per precisare meglio alcuni interessanti spunti ed evitare alcune imprecisioni narrative e interpretative, Impedovo avrebbe fatto bene e tuttora farebbe bene a studiarsi in modo attento il libro “Massoni. Società a responsabilità illimitata”:

https://www.ibs.it/massoni-societa-a-responsabilita-illimitata-libro-gioele-magaldi-laura-maragnani/e/9788861901599

https://www.ibs.it/massoni-societa-a-responsabilita-illimitata-libro-gioele-magaldi-laura-maragnani/e/9788832961577

https://www.amazon.it/Massoni-responsabilit%C3%A0-illimitata-scoperta-Ur-Lodges/dp/8832961571/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=H75T3C3W1EJZ&keywords=massoni+societ%C3%A0+a+responsabilit%C3%A0+illimitata&qid=1580314084&sprefix=massoni%2Caps%2C206&sr=8-1

 

 

Questo è comunque il post di cui proponiamo le lettura:

 

MOVIMENTO 5 STELLE: UNA FINE CONCORDATA CHE VIENE DA LONTANO (di PIERLUIGI IMPEDOVO)

Stavo navigando su internet cercando quando nella primavera del '93 l' allora ministro dell' Industria Giuseppe Guarino, accusato di essere il capofila dell' ampio schieramento che si opponeva alla vendita delle aziende di Stato, ne avesse in tutti modo contrastato la svendita proponendone un piano di ricapitalizzazione. Naturalmente boicottato con molta forza direttamente e indirettamente da gruppi finanziari internazionali (Morgan, Goldman Sachs di cui Draghi divenne vice presidente, Morgan Stanley, CreditSuisse, First Boston, Merrill Lynch ), la politica italiana optò per l’eliminazione politica dello stesso Guarino.

Il motivo di questa mia ricerca che parte da così lontano sta nel fatto che proprio a quel periodo si dovrebbero far risalire le dinamiche che oggi hanno condotto all’estinzione del Movimento 5 Stelle, quindi che dovrebbero spiegare le logiche per cui il movimento si è ripiegato su se stesso adottando quelle scelte che inizialmente lo avevano visto come il pericolo maggiore e destabilizzante per l’establishment finanziario globalista liberista.

Mi collego anche ad un condivisibile articolo che parla di “Svendita del belpaese” trovato sul SITO WEB https://www.rinodistefano.com/ e che fa riferimento alla preoccupazione europea in merito ad un partito o movimento che avrebbe potuto mettere in discussione le norme finanziarie che governano l’Europa e il sistema di controllo dei governi attuato tramite la politica monetaria da esso espressa, quindi tramite l’Euro. Figuriamoci quanto sarebbe potuto crescere tale preoccupazione quando nel 2018 tale partito – movimento ebbe accesso ai ruoli di potere governativo.

Se tutto non fosse stato già sotto controllo.

Infatti, se ci riflettiamo bene, ben prima delle elezioni 2018 i giochi erano già fatti. Ovvero il Movimento 5 Stelle non era più quello delle origini e aveva invertito rotta, anche se gli elettori e molti attivisti ancora non lo sapevano. Ma i vertici avevano già venduto l’anima del Movimento.

LA POTENZA DEL SISTEMA

Potremmo cercare il perché di tale cambiamento di rotta partendo dalle lontane privatizzazioni del 92, che trovarono (e trovano) terreno fertile nel sistema Italia.

Qui sintetizzo brevemente il SISTEMA Italia (e il potere intrinseco di tale sistema) utilizzando le parole dell’ex giudice Palermo, già vittima di un attentato a cui è miracolosamente sopravvissuto; seguendo le sue indagini, arrivò alla conclusione (che però è stata anche di molti altri autori) che l’Italia del dopoguerra è stata (e probabilmente è) soltanto una falsa democrazia, ovvero di fatto sempre asservita al controllo statunitense.

Si considerino i governi monocolore democristiani dal dopoguerra fino agli anni ‘70 seguiti dal pentapartito; i governi truffa, dal primo (del 1953) che fece scandalo per legge elettorale che avvantaggiava sfacciatamente con un premio di maggioranza la DC, per arrivare ai successivi che non suscitarono più alcun interesse o reazione popolare (si vedano le leggi elettorali berlusconiane e renziane); si consideri il paventato pericolo del compromesso storico e del Partito Comunista al governo (cui seguì relativo rapimento e uccisione di Moro da parte delle BR che non erano certo più quelle di Curcio ma piuttosto risulterebbero essere state teleguidate dagli USA); poi l’accesso dei socialisti al governo, il pentapartito e il CAF (Craxi Andreotti Forlani), i tentati golpe tenuti nascosti dai governi (piano Solo di De Lorenzo, il golpe Borghese, ecc), le stragi di stato (Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Bologna, ma anche quella di Portella della Ginestra nell’immediato dopoguerra, ecc) e i piani eversivi (Piano di rinascita democratica, tra l’altro attuato in buona parte da Berlusconi almeno negli intenti di sottomettere il potere giudiziario a quello esecutivo, che doveva a sua volta essere controllato, ma attuato da Berlusconi in termini di controllo dei mass media), ma anche le stragi di mafia la quale fu utilizzata come braccio armato da parte degli americani in Italia; si considerino gli omicidi di Falcone e Borsellino (destabilizzatori dell’ordine politico e del controllo infarcito di commistioni mafia-politica oltre che inquirenti scomodi sulle banche i cui movimenti di denaro confluivano proprio negli USA), il ruolo dei servizi segreti deviati e la strategia della tensione, le logge massoniche (dalla P2 in poi), e le associazioni segrete (Gladio, Stay behind ecc), ma anche la strage (che diventa incidente) del Cermis (attuata da aereo usa. Clinton aveva fatto dei Balcani il fulcro della sua politica di potenza: dopo avere imposto la pace in Bosnia e rischiava di perdere ruolo strategico se l’inchiesta non fosse stata ceduta alla giurisdizione americana che poi avrebbe assolto i piloti), tutti esempi e fatti precisi che di fatto sancivano l’accordo di Yalta, accordo che subordinava l’Italia al controllo statunitense.

L’Italia in effetti non è mai stata una democrazia nel senso compiuto del termine. Si potrebbe dire che la democrazia è stata concessa agli italiani soltanto proporzionalmente al livello di controllo e di condizionamento della popolazione. Alternativamente, ovvero in caso di perdita di controllo da parte delle élite globalizzate, la democrazia sarebbe stata (e probabilmente lo è ancora), sacrificabile!

Il giudice Palermo sottolinea che dalla nascita della Repubblica, il nostro paese risultava carente del principio di sovranità dello Stato, sovranità di fatto sempre appartenuta al potere militare degli stati Uniti. Oggi anche al potere finanziario globalizzato.
Riprendiamo adesso il ragionamento riferito alle privatizzazioni del 1992 (e quelle successive a tale data), che proprio dal contesto appena rappresentato traggono origine.
Guarino in un’intervista concessa a Bottai, parla di “sistematico saccheggio da parte dell’Europa dei beni industriali italiani, all’aumento spropositato del debito pubblico e al nostro ingresso forzato nel micidiale meccanismo dell’euro.”

Ogni privatizzazione è stata sempre giustificata o spacciata per ottimizzazione enti dispendiosi e costosi per lo stato, malgrado l’alto livello strategico, o per riduzione e risanamento del debito pubblico, cosa mai avvenuta in quanto questo è cresciuto esponenzialmente (prima nel periodo anni 80-90 e poi continuativamente a partire dalla gestione Tremonti-Berlusconi).

Nel 1992 inizia tangentopoli, la politica tradizionale crolla sotto i colpi degli scandali (allora percepiti per tali, oggi farebbero ridere!) legati al finanziamento illecito dei partiti e della corruzione, e la credibilità del paese crolla. Crolla anche il potere contrattuale a livello internazionale. Nel contempo vengono uccisi Falcone e Borsellino.

Qualcuno si ricorderà del governo Amato che volle, non dovette, affrontare la crisi della lira mediante svalutazione della stessa e uscita dallo SME. Sarebbe un po’ come oggi uscire dall’euro senza per questo avere tutte le conseguenze catastrofiche (ad eccezione delle privatizzazioni, che però erano pilotate) che i soloni asserviti dell’economia liberal globalista paventano.

In quell’anno le offensive dei grossi gruppi finanziari alla lira furono pesanti, e la stessa svalutazione fatta pagare agli italiani da Amato, comportò, sì da un lato dei vantaggi in termini di esportazione e ripresa dell’economia, ma dall’altro comportò un aumento del debito pubblico e le condizioni perfette affinché eventuali acquirenti, italiani ed esteri, potessero far la spesa delle imprese pubbliche messe nel mercato a prezzo super scontato!

Erano stati privatizzati ben 58,4 miliardi di imprese in un solo trentennio. Come dice la relazione del Mef al Parlamento, sulle operazioni di cessione delle partecipazioni in società controllate dallo Stato, ed elaborati dall'Adnkronos nel periodo 1992- 2012. Telecom, Autostrade (dal monopolio pubblico al monopolio privato in un quadro regolatorio incoerente!), Enel ed Eni furono gli affari più ghiotti.

Si veda bene che gli acquirenti italiani non furono più di venti famiglie, che generalmente si impegnarono a spolpare il capitale di tali aziende per poi rivenderle a prezzo superiore rispetto a quanto pagato, tra l’altro spesso con prestiti ottenuti da banche e poi mai risarciti.

L’imprenditoria italiana si muoveva in sinergia con i poteri finanziari internazionali che intermediavano la svendita e partecipavano al banchetto.

Sembra la fotografia di quanto sta avvenendo oggi (o meglio l’altro ieri), ovvero quando qualche elemento fuori sistema rischia di destabilizzare il sistema globale, subito interviene la finanza (agenzie di rating, spread, ecc.) che getta discredito e paura sui mercati cercando di condizionare le politiche economiche nazionali finché non si riallineano al volere dei poteri .

Nella ormai famosa riunione degli anni 90 sul Britannia, in cui si dice siano state decise le privatizzazioni erano presenti “i principali gruppi finanziari internazionali e i più importanti uomini d’affari della City e del mondo finanziario anglo-americano come Morgan Stanley, JP Morgan, Schroders, Goldman Sachs, controbilanciati (si fa per dire) dai nostri rappresentanti, tra cui il dirigente ENI Beniamino Andreatta (futuro ministro) e dell’IRI Marco Galli, il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi e il direttore del Ministero del Tesoro Mario Draghi, che in seguito diventerà vicepresidente della Goldman Sachs”.

LA GRANDE TORTA

La torta da spartire era immensa! L’operazione, come detto fu spacciata per risanamento necessario della nostra economia, ma nascondeva “un business dalle proporzioni incalcolabili, patti di sangue tra le famiglie più influenti del capitalismo, dinastie imprenditoriali, banche e signori della moneta”.
I tentativi di Guarino di opporsi alla svendita furono naturalmente inutili, considerando l’entità dei poteri e degli interessi che sedevano a quel tavolo.

Riporto testualmente da un articolo di Rino di Stefano (da cui ho preso diversi spunti riportati in questo post): “Tanto per citare un esempio di che aria tirava, un bel giorno Guarino si vede arrivare al Ministero Cesare Romiti che, con una proposta secca, gli chiede di acquistare per conto della FIAT, ENI, ENEL e EFIM a soli 40 miliardi di lire. In pratica, avrebbe dovuto regalargliele. Tanto per mostrare un termine di paragone, alla fine dei suoi 25 anni nella FIAT Romiti ricevette una liquidazione di 204 miliardi di lire.

“Ma lei mi ha preso per fesso?”, è stata la risposta del ministro a Romiti. Il numero uno della FIAT se ne va, ma da quel momento inizia una campagna di stampa contro il ministro. “Guarino, avvocato dei boiardi”, è uno dei titoli con cui lo bolla il “Corriere della Sera”. “Gattopardo di Stato” lo definisce Eugenio Scalfari. “Il ministro delle Partecipazioni Statali – è l’accusa che viene fatta serpeggiare ad arte e con l’intento di screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica – vuole difendere le imprese pubbliche in danno di quelle private”. Per farla breve, meno di un anno dopo dal suo insediamento, il 28 aprile del 1993 Guarino lascia il Ministero delle Partecipazioni Statali.”

PROFETI IN PATRIA

E’ opportuno ricordare alcuni nomi dei profeti delle privatizzazioni:

Beniamino Andreatta, ministro del tesoro, firma con il belga Van Miert, commissario europeo alla Concorrenza ma anche consulente di Goldman Sachs, un accordo che consente al nostro Paese di regolarizzare la ricapitalizzazione del settore siderurgico a condizione però che venga privatizzato e che si azzerino i debiti delle imprese pubbliche

Carlo Azeglio Ciampi, divise Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro per non consentire allo Stato di ricomprare titoli invenduti.

Mario Draghi, ex governatore Banca Italia, ex vicepresidente di Goldman Sachs, ex governatore Banca Centrale Europea

Romano Prodi, liquidatore IRI voluto da Andreatta e De Mita, stava per vendere SME, Buitoni e Perugina a De Benedetti, ma fu fermato da Craxi, anche se poi le aziende furono comunque mal vendute lo stesso.
Agnelli e De Benedetti, proprietari tra l’altro dei maggiori giornali italiani, cercavano di accaparrarsi a prezzi stracciati tutte le principali industrie pubbliche

IL COMUNISMO DA SALOTTO, QUELLO LIBERISTA

Nasce da questo momento una nuova sinistra (si fa per dire), quella che prima abolisce la parola “comunista” dal simbolo, poi toglie anche la falce dal simbolo, poi diventa liberista e sedicente progressista, riformista e democratica (come se prima non lo fosse).

Sono plausibili le dichiarazioni rese da Cirino Pomicino : il progetto era quello di dar vita ad una nuova alleanza tra la borghesia azionista, ovvero il cosiddetto capitalismo del salotto buono, e la sinistra comunista, che dopo il crollo dell’URSS doveva trovare una diversa ‘patria’”.

Questo è quello che è avvenuto dopo tangentopoli e dopo le privatizzazioni. Uno degli esempi è l'affare Telecom che coinvolge D'Alema (anche se inizia ben prima) e i Capitani Coraggiosi (Colaninno e compagnia).

Ed è così che nacque quello che oggi conosciamo come PD.

Fino a qui non mi sembra una trama complottista. Il quadro e gli interessi sono chiari. IL PD, partito liberista di finta sinistra, partito costituito da alfieri da salotto ed annacquato definitivamente dalla fusione con la Margherita, persegue i medesimi interessi liberistico-capitalistico e privatistici dei potentati economico finanziari globalisti che dettano la politica monetaria all’Europa e di conseguenza agli ex paesi sovrani.
Naturalmente, l’Europa ha visto con molto favore l’alleanza M5S – PD a discapito di politiche minimamente sovraniste che potessero alterare gli equilibri in atto.

Naturalmente, anche Salvini, malgrado le apparenze, non avrebbe alterato alcun equilibrio, e se dovesse tornare a governare, sarà l’ultima delle sue preoccupazioni quella di uscire dall’Euro o dall’Europa. Anche il suo è un sovranismo da salotto.

Tuttavia l’alleanza PD- M5S risulta la via più gradita all’Europa. Ma soprattutto agli Stati Uniti. Non è affatto casuale l’endorsement di Trump a favore di “Giuseppi” e della nuova alleanza PD-M5S.

Pensate forse che se il M5S avesse rappresentato la rivoluzione promessa agli albori, ci sarebbe stata l’approvazione di un’alleanza da parte del sistema?

Pertanto noi elettori o attivisti ci siamo persi un passaggio e un probabile accordo strategico che ha mutato radicalmente la natura del Movimento.

Naturalmente dall’agenda dei 5 Stelle è già sparita da molto tempo l’avversità all’Euro e all’Europa cosi com’è, unione che non è stata minimamente messa in discussione dai due governi Conte, naturalmente entrambi resi possibili previa approvazione dei potentati.

Sempre Giuseppe Guarino parla documentalmente di “truffa euro”, anzi di “golpe” ardito da potentati ignoti che hanno stravolto finalità della moneta con illecite modifiche mediante inserimento del Regolamento che ha comportato totale perdita di sovranità: https://scenarieconomici.it/un-golpe-chiamato-euro-di-giuseppe-guarino/

Ricapitolo i Punti salienti sull’euro che sarebbe utile ricordare e sapere:

-moneta unica significa rinuncia allo stampare moneta, alla flessibilità di cambio.

-Ogni differenza di inflazione all’interno dei diversi paesi che adottano la moneta unica implica penalizzazione per i paesi con maggiore inflazione in termini di esportazione delle merci, quindi di debito con l’estero e bilancia commerciale negativa
La Germania ha aderito all’Europa e all’euro a patto che la moneta fosse conformata in modo similare al marco. Altri Stati si sono subordinati a tale conformazione.

-Il mercato del lavoro è stato completamente condizionato dall’euro: blocco dei salari, o flessibilità ricattabilità estrema (da cui jobs act di Renzi, ma anche abolizione articolo 18, e primi contratti di flessibilità dei passati governi Prodi, i precariati a vita.) La competitività delle imprese si andava a basare sulla ricerca del costo del lavoro più basso, da cui fuga delle imprese verso mercati a bassa tutela dei lavoratori.

-Tutte queste conseguenze erano ben conosciute a monte, ai Monti e ai Prodi, agli europeisti convinti!

-L’impossibilità di svalutare per via di inflazione crescente, proprio per assenza di flessibilità del cambio, ha comportato per i paesi deboli (un tempo si uscì da Sme con Amato svalutando la lira) ha portato a squilibrio interno: unica possibilità è stata la “svalutazione interna”, ovvero, per il contenimento dei costi si è andati all’attacco dei salari e dell’occupazione, con la conseguenza di deprimere l’economia

-Sta avvenendo da anni, sotto gli occhi di tutti, una perenne de industrializzazione, disinvestimento, esternalizzazione delle aziende, impoverimento globale, spolpamento know how da parte investitori esteri per togliersi concorrenza, privatizzazione degli assets strategici pubblici, (la sanità stessa sta andando verso tale direzione).

-E’ assente qualsiasi meccanismo compensativo tra i paesi dell’Unione, anzi, i più forti cannibalizzano i più deboli e ne ricattano le economie mediante politica monetaria (vedi Grecia e anche Italia e pressioni tedesche oltre che acquisizioni patrimoniali sempre da parte di Germania e Francia)

DA ANTI SISTEMA A PRO SISTEMA

NOI che abbiamo partecipato attivamente fin dalle origini alla nascita e alla crescita del Movimento 5S, avevamo grandissime aspettative. Aspettative assai ponderate che andassero appunto in contrapposizione con il SISTEMA fin qui descritto.

Tutti si ricorderanno il gadget della maglietta con la scritta Revolution. Tutti pensavamo che il Movimento potesse rappresentare finalmente l’argine ad un sistema da scardinare come quando si “apre una scatoletta di tonno”.

In quella fase il Movimento era stato veramente temuto.

Detto questo le domande da porsi sono:

perché il M5S da partito rivoluzionario e temuto dal sistema è diventato improvvisamente un partito di sistema?

da quale preciso momento è avvenuta questa mutazione?

Se analizziamo i comportamenti strategici e tattici di Di Maio possiamo evidenziare i seguenti macroscopici errori, condizionati per nostra deduzione dall’assenza di libertà di indirizzo politico:

-Nelle elezioni del 2018 ha avallato gruppi di potere imposti dall’alto per il governo dei territori e delle candidature accettando la mutazione dell’assetto organizzativo del movimento;

-E’ stato disponibile ad allearsi con chiunque pur di governare, abiurando i punti fondamentali, storici (e addirittura statutari) del programma, quindi perdita della caratterizzazione di anti sistema che il Movimento aveva avuto fino a quel momento e che ne aveva amplificato l’elettorato;

-Ha abbandonato tutte le posizioni sovraniste prima presenti nel programma e ha ceduto le stesse alla Lega: per esempio il referendum sull’euro, revisione politiche e rapporti con UE, programmi di rilancio economico filo sovranista, o le posizioni nette sull’immigrazione senza controllo soltanto timidamente perseguite ma solo di rincalzo alle posizioni di Salvini.
L’alleanza con la Lega e l’abbandono delle posizioni sovraniste ha infatti comportato, per errore tattico gravissimo, la duplicazione dei consensi della Lega e il dimezzamento del Movimento

-Si è alleato con il PD nel secondo governo Conte: ha abbattuto e sconfessato del tutto la restante caratterizzazione di movimento anti sistema e ha connotato i parlamentari come meri manutentori della poltrona (per via delle contraddizioni macroscopiche tra posizioni dichiarate e poi prese), elemento che ha allontanato definitivamente l’elettorato “nocciolo duro”, ma soprattutto l’elettorato fluttuante populista. Sono restati soltanto i sodali aspiranti alle poltrone rimaste e all’eventuale eleggibilità futura.

-Si è dimesso troppo tardi da capo politico e non quando ha subito l’imposizione da Grillo di allearsi con il PD

Questi sono gli errori lampanti a livello di marketing politico che hanno disintegrato il Movimento. Ma dietro tali decisioni, pur essendoci errori antecedenti all’elezione del 2018, come per esempio la mancata selezione della classe dirigente secondo modelli certamente più meritocratici e basati su competenza, c’è stato sicuramente un cambiamento radicale di rotta voluto improvvisamente dai vertici del Movimento.

QUALCOSA DI BUONO

Naturalmente qualcosa di buono è stato realizzato: per esempio il reddito di cittadinanza è da considerarsi l’unica vera riforma progressista degli ultimi 35 anni! Così come gli intenti di cambiare il diritto penale e la norma sulla prescrizione, oppure l’intento di togliere le concessioni pubbliche a qualche privato (vedi Benetton o penalizzazioni di Acelor Mittal). Purtroppo tali intenti, con il PD, resteranno soltanto tali.

LA STRANA ALLEANZA

E’ stato Grillo ad imporre l’alleanza con il PD. I poteri forti speravano in un alleanza con il PD. Già prima delle elezioni era iniziato un processo di NORMALIZZAZIONE del Movimento. Bisognava calmierare la parte rivoluzionaria dello stesso.

Come è stata attuata: sicuramente con le candidature comode e pilotate. Fine quindi delle politiche di contrasto al potere del PD o di sistema, anche a livello regionale (la calata della Lombardi dall’alto in Regione Lazio come esempio emblematico) oltre che nazionale.

Improvvisamente il movimento ha perso la sua connotazione anti sistema.

Cosa è accaduto? Perché Grillo ha stravolto la direzione di quella macchina che ha creato e che per poco tempo ha dato veramente la speranza di cambiamento a quegli italiani sottomessi dal sistema liberistico monetario globalista?

Forse questo non lo sapremo mai, resterà un altro mistero della storia italiana.

Naturalmente l’Italia non sa che farsene di un partito rappresentato da persone attaccate alla poltrona e al posto di lavoro ottenuto miracolosamente. Non sa che farsene di un partito identico al PD nella sottomissione all’Europa e ai suoi diktat in termini di fiscal compact e politiche economiche monetarie.

Non sa che farsene di un partito che non ha riequilibrato il mercato del lavoro, che non ha attuato una politica fiscale distributiva, che è diventato indistinguibile dal PD o dalle destre per quanto concerne le questioni di mercato, sociali, di riforma della giustizia e di adeguamento alle politiche imposte dall’Europa.

Non sa che farsene di un partito che non si è ripreso quanto concesso ai potentati durante le privatizzazioni. Anzi, che ci si è pure alleato.

Non sa che farsene di un partito che ha smesso di parlare di Rivoluzione.

Adesso tutto è rientrato nella norma. Il sistema ha vinto anche questa volta. E ha vinto in modo più semplice del previsto.

Fa quasi tenerezza sentire la Taverna che adesso sostiene di lavorare bene con il PD, o un ex traslocatore prestato alla politica che osanna Craxi come statista. Ma naturalmente sono solo piccoli esempi della pilotabilità delle opinioni degli eletti in base ad una volontà superiore di cambiamento di rotta.

E noi, elettori consapevoli e conoscitori della storia, che preservano ancora un minimo di facoltà analitica dei fatti, abbiamo ormai perso tutte le speranze, che di certo non riporremo nel Movimento alle prossime elezioni.” (Pierluigi Impedovo)

 

Ecco, sono svariate le questioni metodologiche e contrnutistiche sulle quali dissentiamo da Impedovo, ma abbiamo ritenuto comunque molto interessante il suo punto di vista (in quanto insider dalla prima ora del Movimento 5 Stelle) e abbiamo voluto offrirlo all’attenzione dei nostri lettori, facendo anche un po’ di editing al suo testo originario.

 

Poi,  chi voglia iscriversi ad un fiero antagonista della “teologia dogmatica neoliberista”, cioè al metapartitico (non massonico né paramassonico) Movimento Roosevelt (www.movimentoroosevelt.com e https://blog.movimentoroosevelt.com/ ), segua le semplici istruzioni illustrate in: https://blog.movimentoroosevelt.com/iscriviti-o-rinnova.html .

 

Chi, d’altronde, intenda far parte dei costituenti del “Partito che serve all’Italia” (PSAI: https://www.ilpartitocheserveallitalia.it/ e https://www.ilpartitocheserveallitalia.it/blog.html ), si iscriva, seguendo quanto indicato in: https://www.ilpartitocheserveallitalia.it/#iscrizioni e https://www.ilpartitocheserveallitalia.it/iscriviti.html

 

E sul PSAI, si veda anche:                                                    

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=ZTmanC7Bwlk

 

https://www.ilpartitocheserveallitalia.it/blog/nino-galloni-vicepresidente-mr-e-costituente-psai-a-proposito-del-mes-meccanismo-europeo-di-stabilita.html

 

https://www.ilpartitocheserveallitalia.it/blog/partito-che-serve-all-italia-psai-la-strategia-brand-e-comunicazione.html

 

https://www.ilpartitocheserveallitalia.it/blog/seguiamo-lo-psai-sui-social-media.html

 

 REDAZIONE PSAI

 

[ Articolo del 12 febbraio 2020 ]

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